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Fare Impresa in Sicilia oggi

29/10/2015
Oggi il nostro club ha avuto il piacere di ospitare il Direttore emerito di Confindustria Catania il Dott. Alfio Franco Vinci. Il titolo della relazione è stato Fare Impresa in Sicilia Oggi.
Questo il testo integrale:
"L'argomento è tutt'altro che facile da trattare e poiché immagino che Vi aspettiate in conclusione Un" SI PUÒ FARE" o un "NON È IL MOMENTO", diventa ancora più difficile, non potendomene uscire come la Sibilla Cumana con un “IBIS REDIBIS"

Non potrò quindi non fare appello all'esperienza accumulata in 42 anni di lavoro sempre a fianco delle imprese, commerciali prima ed industriali poi, ed alla Vostra pazienza nel seguirmi in qualche passaggio che sarà forse un po’ arido, ma , ahimè i numeri così sono fatti.
Ma, ovviamente cominciamo dall'inizio, cioè dal titolo assegnatomi ed analizziamolo segmentandolo:
A) FARE IMPRESA
B) IN SICILIA
C) OGGI



FARE IMPRESA
incominciamo col dire che, prima della definizione civilistica, che Vi risparmio, l’impresa è, per definizione letterale, una INIZIATIVA IMPORTANTE E DIFFICILE, ARDUA ED EROICA, tant'è che la parola è il risultato della evoluzione dell'originario IMPRENDERE o INTRAPRENDERE, che meglio rendeva l'idea dell'azione pericolosa;
ed in realtà, l'attività di impresa è sempre stata connotata da un altissimo fattore di rischio, spesso, e ad alcune latitudini non solo economico.
Una volta, ma non troppi decenni fa, per fare impresa, almeno secondo i nostri canoni europei, occorreva una buona dotazione economica di partenza, e , con essa e con il capitale che si arrischiava, si intraprendeva.
Condizioni essenziali perché" l'IMPRESA" (vedete che torna un che di epico) avesse successo, erano essenzialmente, oltre alla provvista iniziale:
Il Valore dell'imprenditore, cioè la sua capacità personale;
La Validità dell'attività, si direbbe oggi un prodotto richiesto dal mercato;
La fortuna cioè ,volendo tradurre in termini epici il coraggio La "nobiltà dell’azione";
La Buona sorte;

Fare l’imprenditore ,quindi, non è mai stato facile! Poi, diciamo negli ultimi 50 anni, molto è cambiato: Non c'è più la "provvista personale" e le banche, prima di arrivare ad alcune devianze patologiche degli anni '90 del secolo scorso, fortunatamente oggi superate, hanno fornito e forniscono un supporto fisiologico all'attività di impresa, pur nelle ristrettezze loro imposte dai vari accordi di Basilea che, a pochi è noto, li penalizzano allo stesso modo della clientela (non è questi accordi li facevano a Napoli e quindi sarebbero forse stati più flessibili);


Lo Stato, anche se oggi nella nostra Regione da inquietanti segnali in controtendenza (pensiamo alla legge sulle risorse idriche e a quella sulla sanità) ha smesso di "fare l'imprenditore'', MALE, e ha lasciato più spazio alla libera iniziativa.
Si sono quindi aperte nuove opportunità che hanno stimolato l'impegno degli imprenditori.
Alcune però un pò troppo fantasiose, figlie di una" finanza creativa" che ha inquinato tutto e tutti, per cui è parso non servire più che l'attività "fosse valida”; cioè che l'azione "fosse nobile"; non si è misurato più il “valore dell'imprenditore", cioè che fosse coraggioso.
Bastava che fosse del tutto privo di scrupoli e disponibile ad ammaliare clienti
(il mercato) e finanziatori (le banche).
Cos'è accaduto è sotto gli occhi di tutti;
Il sistema economico si è involuto ed ha rischiato di implodere;
Il sistema creditizio si è dovuto "chiudere in difesa", per cui alcuni timidi cenni di apertura all'adozione di nuovi modelli di valutazione del merito creditizio (ad esempio gli I.A.S invece dei rigidi criteri ragionieristici e civilistici) sono precipitosamente rientrati.
Come conseguenza l'accesso al credito è per “POCHI MA BUONI” e la stretta
creditizia per tutti gli altri, solo in parte mitigata dal sistema di garanzie mutualistiche collettive, cioè i Consorzi Fidi.

Fare impresa quindi SI o NO? In una scala da 1 a 10 il voto è 6 a patto che si abbiano le TRE C, con cui gli Spagnoli misurano i “valiosos", cioè gli uomini di valore.


E veniamo al secondo segmento: fare impresa
IN SICILIA
Senza anticipare la valutazione conclusiva di questo secondo aspetto del problema, devo dirVi di essere convinto che per fare impresa in Sicilia occorra ben più delle TRE C del paragrafo precedente.
Infatti, dando per acquisite le problematiche derivanti dalla presenza di organizzazioni criminali, (di cui peraltro è ormai chiaro che non deteniamo il monopolio) contro le quali sempre più dura ed incisiva si fa l'azione di Magistratura e forze dell'ordine e sempre più sofisticate le tecniche di indagine nel campo della criminalità economica (solo grazie alle quali venne arrestato Al Capone), ben altre e più radicate criticità sconta la Sicilia.
Per fare impresa infatti, con una qualche ragionevole possibilità di successo, occorre la presenza di contestuali fattori intrinsechi ed estrinsechi che costituiscono il presupposto indispensabile per affrontare il rischio d'impresa con una minima possibilità di valutazione preventiva del rischio stesso.
La Sicilia purtroppo da questo punto di vista è gravata da una serie di handicaps per superaare i quali poco o nulla si è fatto negli ultimi decenni.
Cominciamo dai fattori intrinsechi:
• La sotto capitalizzazione delle imprese, che è rilevante concausa dell'accesso al credito e al contempo tara genetica per il così detto "nanismo" delle aziende, cioè fattore di mancata crescita;
• La insuperabile diffidenza a fare forza comune, per cui i Distretti (quelli veri), le Reti, i Consorzi, le forme di aggregazione economica finalizzate, per esempio, all'esportazione o alla promozione, sono poco più che velleitarie;
• Il rifiuto preconcetto (certamente effetto e causa del nanismo) di separare la proprietà del capitale e del patrimonio aziendale dalla gestione manageriale della stessa (come posso pensare di affidare la mia impresa ad un estraneo?) era l'obiezione più frequente quando, nella mia attività suggerivo tale nuovo modello di gestione a quelle imprese che, pur avendo le carte in regola per fare il balzo in avanti, non riuscivano a trovare un nuovo sistema operativo.
Sono stato chiamato, poco più di un mese fa da un grandissimo imprenditore, certamente non affetto da nanismo aziendale, per cercare, e possibilmente trovare, rispetto ad una avvertita esigenza di diversificazione del modus operandi nella creazione di un prodotto, con questa motivazione:" io, mio figlio, i miei manager lavoriamo assieme da troppo tempo, sappiamo esattamente come ognuno di noi vede le cose e arriviamo inevitabilmente alle stesse soluzioni, quando, invece certamente ne esistono delle altre!!"
CI STO PROVANDO!!

Il problema è diffusissimo, condiziona moltissime imprese, eppure è la prima volta che sento fare un ragionamento di questo tipo: Si chiama innovazione di processo concettuale.


E passiamo ai fattori estrinsechi:
Cominciamo dalla posizione: AL CENTRO DEL MEDITERRANEO! apparentemente un vantaggio, invece non è così! Per poter sfruttare infatti, in termini imprenditoriali, queste nostre coordinate geografiche, dovremmo avere un sistema portuale ed aereo portuale di massima efficienza; Non mi pare che sia esattamente così; ogni porto compete con l'altro nel tentare di fare tutto:
Traffico passeggeri
Merci e cargo
Traffico crocieristico

Il risultato? Un caos!




Provate ad andare al porto di Catania o a quello di Palermo in un qualunque giorno dell'anno, per non parlare poi del periodo da Maggio ad Ottobre, ciò che vedrete, da semplici osservatori, Vi farà comprendere che forse sarebbe stato meglio che non fossimo un'isola!
I porti non sono sinergici con gli aeroporti, come pure non riescono a decollare gli interporti, che dovrebbero garantire l'intermodalità, né quelli a gestione pubblica ne quelli privati!
E meno male, perché Ve lo immaginate quanto più grave sarebbe stata la situazione delle ultime settimane se la movimentazione delle merci fosse stata affidata ad un moderno (PER NOI) sistema intermodale, quando ponti, strade, autostrade e ferrovia sono andati in tilt tutti contemporaneamente?

E, sempre fra i fattori estrinsechi, passiamo alle regole che sovrintendono all’ordinato svolgersi delle attività economiche e della civile convivenza.
Nelle ultime 6 settimane il Governo centrale ha bocciato tre leggi, che nelle intenzioni dei proponenti e dei legislatori regionali, avrebbero dovuto incidere profondamente sulla Società siciliana:
Le Province, i Consorzi e le aree metropolitane;
La sanità;
La legge sulle concessioni idriche, la così detta “acqua pubblica”
Per non parlare del bilancio della Regione, di cui si è persa memoria della originaria stesura per quante volte è stato rabberciato, nonostante ci avessero dotati di un Assessore “proconsolare” che avrebbe dovuto far filare lisci i conti della Regione (oggi divenuto scomodo e perciò da emarginare);
E ancora, il totale fallimento di ogni traduzione in “burocratese regionale siciliano” di azioni nazionali (uno per tutti il piano per l’occupazione giovanile) che è stato utilizzato per finanziare gli Enti cui è stato affidato il compito di fare le istruttorie, invece che il lavoro vero.
Cosa significa tutto ciò?
Che siamo totalmente allo sbando, nelle mani di dilettanti allo sbaraglio che, prima ancora della valutazione politica di ciò che propongono e legiferano, hanno un problema gravissimo:
NON SANNO SCRIVERE LE LEGGI ED I PROVVEDIMENTI!
E i tecnocrati della Regione, che dovrebbero intervenire indicando la fattibilità
TECNICA o meno di un provvedimento, per ignavia o per viltà davanti un governo, finora con la stella di falsa latta di sceriffo, tacciono e tirano a campare!
La Sicilia è vittima di se stessa, infatti;
È vittima della propria insularità;
È vittima della propria perifericita';
È vittima della propria “specialità" costituzionale ed ordinamentale;

Della propria insularità per l'inefficienza dei collegamenti di cui abbiamo parlato;
Della propria perifericita' perché a causa del traghettamento dei treni con i passeggeri a bordo, (servizio che comunque va difeso strenuamente) abbiamo continuità territoriale con il Continente e quindi non beneficiamo degli interventi di sostegno che ha la Sardegna per il trasporto aereo, marittimo di passeggeri e merci;
Della propria specialità costituzionale ed ordinamentale, perché, dando libero sfogo alla nostra potestà legislativa speciale, ormai non ne azzecchiamo più una.
In Sicilia più che altrove si vive un clima pesante da caduta dell'impero romano
d'occidente; E d'altra parte un Governo regionale, che in tre anni cambia 50 Assessori, la dice lunga sulla capacità di amministrare una Regione.
In un simile contesto e' ben difficile ipotizzare l'insediarsi di una nuova impresa, nazionale o straniera, o il potenziamento degli investimenti da parte di chi già e qua.
Mancano le coordinate geoeconimiche perché la Sicilia possa essere presa in considerazione!
Se esistesse un " TOM TOM " dell'economia e lo interpellassimo su come arrivare in Sicilia per fare impresa, ci indicherebbe" SECONDA STELLA A DESTRA E POI DRITTO FINO AL MATTINO".
Noi, per seri progetti d'impresa, sic stantibus rebus, siamo, come cantava Edoardo Bennato, L'ISOLA CHE NON C'È.


Non voglio autocitarmi, ma alcuni giorni fa dalla pagine de La Sicilia suggerivo che Il Consiglio dei Ministri, invece di impugnare una legge per volta, con ORDINANZA DI PROTEZIONE CIVILE, per la salvezza della popolazione siciliana ci liberasse dall'attuale Governo regionale.
Potrebbe essere una soluzione!
Quindi, in una scala da 1 a 10 fare impresa in Sicilia prende 4--


E adesso andiamo verso le conclusioni con il terzo segmento da analizzare ed il terzo nodo da sciogliere,

OGGI
Esaminare l'oggi è in fondo più facile, ma molto, molto, molto più triste, come guardare una foto in bianco e nero, senza nulla di artistico e senza nulla di sentimentale, nemmeno un avvizzito “Amarcord”, perché ciò a cui oggi assistiamo difficilmente può evocare ricordi.
Giunti a questo punto dovrò annoiarVi con i numeri.
Cominciamo con il rapporto SVIMEZ di Luglio 2015 sulla economia del Mezzogiorno, che avverte: L’intera area del Mezzogiorno è alla deriva; I consumi continuano a calare rispetto all'anno precedente (-13,2 % contro il -5,5% della media nazionale; Cadono gli investimenti (-38,1% contro il 27,1% della media nazionale, di cui il 59,3% nel settore industria);


Crolla la spesa in conto capitale della Pubblica Amministrazione,
- 28% rispetto al 2001, per un valore di 9,9 miliardi di euro, con buona pace del" fu John Maynard Keynes"
L'occupazione è ai minimi storici ;
A fronte di un 76,1% di occupati a BOLZANO, la Sicilia si attesta al 42,4%; lavora meno di uno su due; La disoccupazione giovanile supera il 50% (15/24 anni); L'occupazione femminile è arretrata al 29,6% , dal 46,5% registrato nel 2013, segnando il definitivo fallimento degli accordi comunitari in materia e dimostrando quanto, a volte, tali accordi siano velleitari o, comunque , disegnati su modelli troppo diversi dai nostri e non solo;
Condividiamo il primato dei NEET ( not engaged in education, employment or
training) con la Bulgaria, la Romania ed il Portogallo superando la soglia del 40% contro il 16,3% della media europea (fascia di età 15/29 anni).
I dati pubblicati lo scorso 1 Ottobre dell'inps regionale, dopo solo due mesi dal
rapporto SVIMEZ ,sono ancora più specifici ed impietosi.
Ve li risparmio!
I dati però vanno letti ed interpretati.
Se il job's act fa rilevare crescita di nuovi contratti a tempo indeterminato, ma la disoccupazione non scende, non è che per caso si sono solo trasformate altre
tipologie contrattuali, in questi nuovi "a tutele crescenti" di cui scopriremo , come in un uovo di Pasqua, se la sorpresa meritava l'attesa, solo dopo Pasqua, cioè fra tre anni, cioè dopo le elezioni?
Non è che per caso abbiamo solo spostato avanti di un paio d'anni ( appunto quelli occorrenti per andare a nuove elezioni) il timer della bomba ad orologeria sociale sulla quale stiamo seduti?
Troppo facile coprire con la cera i difetti di una scultura venuta male, qual è larga parte degli strumenti normativi nazionali e Regionali che ci vanno propinando;
Bisogna che i dati, elementi di valutazione, provvedimenti normativi siano "SINCERI", cioè “senza cera" cioè senza vizi occulti.
Nello specifico regionale è ancora peggio …
Non è più ammissibile che il Governo della Regione sia dal 23 Luglio, cioè da tre mesi e sei giorni, sia senza Assessore alle Attività Produttive, con centinaia di aziende in crisi che cercano disperatamente una sponda regionale, con un interim affidato al Presidente di cui nessuno si è accorto, perché nulla è stato fatto!
Signori concludo perché l'ho fatta lunga e non è corretto abusare della Vostra pazienza, anche se a parlare di questi argomenti si riaccende l'antica passione mai andata in pensione.
Vedete Signori una impresa è come una automobile sportiva molto impegnativa da guidare; per intenderci come una Ferrari 12 cilindri bellissima a vedersi, ma molto delicata e pericolosa.



In un vecchio film anni ’60, 1966 per l'esattezza, intitolato GRAND PRIX , il Protagonista, Ives Montand, diceva che per vincere bisogna accelerare quando, in presenza di un incidente, gli altri rallentano.
Oggi" l'incidente'' è troppo grosso ed io non me la sento di dare questo consiglio.
OGGI, meglio tenere la Ferrari in garage per un altro paio di anni.
Grazie per la pazienza e per l'attenzione."

Dott. Alfio Franco Vinci

Al termine della relazione il Presidente Ramella ha consegnato all'illustre ospite il Gagliardetto del Club.