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L'importanza della diagnosi precoce nei disturbi dello spettro autistico

23/06/2016
L’autismo è un disturbo dello sviluppo, la cui origine neurobiologica è ormai riconosciuta ed i cui criteri diagnostici sono chiaramente definiti. Questi criteri sono oggetto di un consenso internazionale, e l’autismo è definito a partire dall’associazione di anomalie qualitative negli ambiti dell’interazione sociale, da disturbi della comunicazione e da caratteristiche di comportamento rigido e stereotipato.
Le principali difficoltà del bambino con un disturbo dello spettro autistico riguardano l'area delle competenze sociali (con un uso distorto dei comportamenti non-verbali, della reciprocità relazionale e della condivisione emotiva), la qualità della comunicazione e la presenza di comportamenti insoliti tipo le stereotipie, i manierismi e gli interessi sensoriali. Queste difficoltà determinano interferenze in tutte le aree, sia cognitive che affettive, e rendono la relazione e la comunicazione con il bambino autistico estremamente complessa.
La relazione è stata esposta dalla Dott.ssa Valeria Mannino, Medico Chirurgo e Specialista in Neuropsichiatria Infantile, già Dirigente medico della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano U.O. di Neuropsichiatria Infantile, ha collaborato con l’equipe dell’Ambulatorio di Disturbi Generalizzati dello Sviluppo presso l’Azienda Ospedaliero Policlinico Vittorio Emanuele e dal 2013 è Direttore sanitario del Centro di riabilitazione “Isoptera” di Siracusa specializzato nei disturbi dello spettro autistico.
“L’autismo, o meglio, il disturbo dello spettro autistico, dichiara la Mannino – è un’atipica organizzazione di certe aree cerebrali. Sgombrare il campo da leggende è fondamentale per dare il giusto orientamento alla ricerca e alle terapie. Un’equipe specializzata è in grado di fare diagnosi già a partire dai 2anni. A 4, solo nei casi più complessi. La diagnosi precoce è quindi di primaria importanza. Ma ancora oggi l’età media in cui viene posta diagnosi è tra i 4 e i 5 anni, così perdiamo anni preziosi, quelli in cui il cervello è più plastico. Per evitare che ciò continui ad accadere è fondamentale la formazione e l’informazione a largo spettro e più specificamente quella rivolta a genitori, pediatri ed insegnanti al fine di abbassare l’età di invio agli specialisti ed iniziare il prima possibile il trattamento abilitativo”.